Zebra3
07/04/07, 21:49
E’ nato tutto casualmente. Dovevamo essere in due, alla fine siamo usciti in nove. Grande giro, un’orgia di moto. Nel senso che abbiamo viaggiato insieme a due Ducati, due Honda, due Zeta e una…. Boh? Era così modificata che non ho capito che moto fosse. Avrei voluto fare molte foto, in realtà ne ho fatto 5. Non ci siamo fermati un attimo, a parte due soste al bar, ma lì non c’era nulla da immortalare e allora amen. In questi casi servirebbe una telecamerina, altro che macchina fotografica.
Partenza. Era prevista alle 15 dalla rotonda dell’autostrada (Cosenza – Sud), ma ci siamo mossi solo alle 16. Aspetta quello, aspetta quell’altro, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Direzione Amantea, sulla costa tirrenica, via Potame: curve, curve e solo curve. Vabbé, anche pieghe e staccate, col posteriore che sobbalzava spesso perché cambiavo quando i giri erano ancora alti. Devo migliorare, ma in compenso ho piegato come non mai, sentivo errina urlare. L’ho tirata ad alti regimi e lei si lasciava tirare, piegare, mi assecondava. Insomma, la mia Ladyhawck ha risposto con fedeltà: sarà stata la presenza delle Ducati? Non gliela potevamo dare vinta a quei motori fatti con le pentole. Però ragazzi, la Multistrada piega che è un piacere. Complimenti al pilota, anche se non ne ricordo il nome.
Multi è stato anche il percorso, molto vario e divertente. Ricordo con piacere il ragazzino in bici (con la mitica Bmx) che ferma la sua corsa, si mette in piedi e ci saluta mentre attraversavamo le strette strade di Domanico. Mi è rimasto impresso lo sguardo serio e deciso del piccolo. Quasi come quello di un militare che saluta i commilitoni. E poi le mucche sulla carreggiata, alcune con lo sguardo bonario, altre sembravano minacciose. Che dire, per prudenza abbiamo rallentato, mentre le marmitte di Cetto e Mako tuonavano tra gli alberi di Potame. Caspita, sembrava che andassero a 1000 all’ora, e invece no. Era tutto un inganno.
Non so quanti chilometri abbiamo fatto, so solo che sono rientrato a casa verso le 20, stanco morto, ma felice. E gasato. Davvero belle emozioni. Meno bello, invece, è stato frenare all’improvviso: una macchina piega di colpo, mi distraggo un attimo, una frazione di secondo, cosa che mi costringe a frenare solo all’ultimo istante. Freno così forte che la ruota anteriore fischia. Ho dato due pinzate forti e rapide. Forse questo non ha fatto bloccare la moto. Salvi, io e Ladyhawck.
Un grazie particolare va al “boss” della colonna calabrese, giugiu. Fedele e fondamentale compagno di viaggio.
Ps. A proposito: Giulio, ci sai dire quanti chilometri abbiamo fatto e quali le strade attraversato? Purtroppo per i nomi non ho grande memoria.
Partenza. Era prevista alle 15 dalla rotonda dell’autostrada (Cosenza – Sud), ma ci siamo mossi solo alle 16. Aspetta quello, aspetta quell’altro, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Direzione Amantea, sulla costa tirrenica, via Potame: curve, curve e solo curve. Vabbé, anche pieghe e staccate, col posteriore che sobbalzava spesso perché cambiavo quando i giri erano ancora alti. Devo migliorare, ma in compenso ho piegato come non mai, sentivo errina urlare. L’ho tirata ad alti regimi e lei si lasciava tirare, piegare, mi assecondava. Insomma, la mia Ladyhawck ha risposto con fedeltà: sarà stata la presenza delle Ducati? Non gliela potevamo dare vinta a quei motori fatti con le pentole. Però ragazzi, la Multistrada piega che è un piacere. Complimenti al pilota, anche se non ne ricordo il nome.
Multi è stato anche il percorso, molto vario e divertente. Ricordo con piacere il ragazzino in bici (con la mitica Bmx) che ferma la sua corsa, si mette in piedi e ci saluta mentre attraversavamo le strette strade di Domanico. Mi è rimasto impresso lo sguardo serio e deciso del piccolo. Quasi come quello di un militare che saluta i commilitoni. E poi le mucche sulla carreggiata, alcune con lo sguardo bonario, altre sembravano minacciose. Che dire, per prudenza abbiamo rallentato, mentre le marmitte di Cetto e Mako tuonavano tra gli alberi di Potame. Caspita, sembrava che andassero a 1000 all’ora, e invece no. Era tutto un inganno.
Non so quanti chilometri abbiamo fatto, so solo che sono rientrato a casa verso le 20, stanco morto, ma felice. E gasato. Davvero belle emozioni. Meno bello, invece, è stato frenare all’improvviso: una macchina piega di colpo, mi distraggo un attimo, una frazione di secondo, cosa che mi costringe a frenare solo all’ultimo istante. Freno così forte che la ruota anteriore fischia. Ho dato due pinzate forti e rapide. Forse questo non ha fatto bloccare la moto. Salvi, io e Ladyhawck.
Un grazie particolare va al “boss” della colonna calabrese, giugiu. Fedele e fondamentale compagno di viaggio.
Ps. A proposito: Giulio, ci sai dire quanti chilometri abbiamo fatto e quali le strade attraversato? Purtroppo per i nomi non ho grande memoria.