Renato Bossi
17/03/12, 18:12
Rallegra l'arrivo della primavera anche per poter nuovamente incontrare gli amici (considero tali anche gli sconosciuti) motociclisti, ora numerosissimi il sabato mattina.
Così ritrovo quello sulla muscolosa custom, tolti i silenziatori dagli scarichi si fa udire per primo da lunga distanza, con un fragore che, pur meno melodioso del canto dei fringuelli, a suo modo è segno della sopravvenuta primavera.
Ritrovo quello sulla moto marziana dal becco protervo, impettito nell'elegante divisa grigio scura.
Ritrovo i supersportivi, pigri nei trasferimenti di gruppo, velocissimi fino all'azzardo quando soli. Elegantissimi nelle pieghe, altrettanto nel saluto.
In primavera s'incontrano stormi di ragazzini che intersecano le reciproche traiettorie sui piccoli scooter gracchianti. Diventeranno motociclisti? Non credo, pochissimi forse. Ben altra cosa furono i riders in erba su Italjet e co., seguiti dal lacerante rumore dei Minarelli "truccati" che spargevano scie di odore di ricino.
Ci siamo anche noi, popolo del motociclo giapponese a basso costo. Casual con giacche di ogni colore come la rossa con striscia ocra pubblicizzata fra i saldi dall'emporio sulla provinciale. Torniamo la sera comunque soddisfatti, stanchi, doloranti, ma desiderosi di ripartire: non appena parcheggiata la moto si progetta la prossima uscita con l'unico timore del possibile maltempo (che se anche le previsioni sono infauste e le nuvole minacciose - dicono i più giovani - se al risveglio non piove si va, un'antipioggia è a disposizione nello zaino, speriamo che non grandini e non tiri troppo vento.).
I motociclisti fanno primavera ancor prima delle rondini.
Così ritrovo quello sulla muscolosa custom, tolti i silenziatori dagli scarichi si fa udire per primo da lunga distanza, con un fragore che, pur meno melodioso del canto dei fringuelli, a suo modo è segno della sopravvenuta primavera.
Ritrovo quello sulla moto marziana dal becco protervo, impettito nell'elegante divisa grigio scura.
Ritrovo i supersportivi, pigri nei trasferimenti di gruppo, velocissimi fino all'azzardo quando soli. Elegantissimi nelle pieghe, altrettanto nel saluto.
In primavera s'incontrano stormi di ragazzini che intersecano le reciproche traiettorie sui piccoli scooter gracchianti. Diventeranno motociclisti? Non credo, pochissimi forse. Ben altra cosa furono i riders in erba su Italjet e co., seguiti dal lacerante rumore dei Minarelli "truccati" che spargevano scie di odore di ricino.
Ci siamo anche noi, popolo del motociclo giapponese a basso costo. Casual con giacche di ogni colore come la rossa con striscia ocra pubblicizzata fra i saldi dall'emporio sulla provinciale. Torniamo la sera comunque soddisfatti, stanchi, doloranti, ma desiderosi di ripartire: non appena parcheggiata la moto si progetta la prossima uscita con l'unico timore del possibile maltempo (che se anche le previsioni sono infauste e le nuvole minacciose - dicono i più giovani - se al risveglio non piove si va, un'antipioggia è a disposizione nello zaino, speriamo che non grandini e non tiri troppo vento.).
I motociclisti fanno primavera ancor prima delle rondini.