Adal
08/09/08, 17:42
Non posso che iniziare questo resoconto del nostro viaggio in Croazia ringraziando Guidoraptor...tra un pò capirete il perché...
Domenica 24/08: ritrovo alle ore 9 presso l’Autogrill “Fratta” vicino al casello di Portogruaro. Conoscendomi bene, nonno Max (Maxdvst) e Caterina (Cate) arrivano con 15 minuti di ritardo, mentre i poveri Riccardo (Musso) e Gianluca (Poiurto) arrivano puntuali all’orario prestabilito, quindi...sono costretti ad aspettare l’arrivo del sottoscritto che si presenta con qualche minuto di ritardo (un’ora, forse più, non ricordo, non c’ero, non ero io, avete preso un granchio, sono innocente...). Si parte per la Croazia...anzi...no... si esce a San Pier di Isonzo per la colazione assieme a Bobjakk, Sg_12 , Raptor, Raptar e Raptino. Una buona mezz’oretta passa, tra brioche, caffè e cappuccini. E finalmente si parte per la Croazia....anzi....no...ci si accorge. per puro caso, che la gomma posteriore dello scrivente è arrivata all’osso, anzi, alla tela...ops...cavolaccio...porca accetta...vaffancuore...gulp...chi no taca no ga, chi taca.....cosa facciamo??? Alla fine rimangono solo due possibilità: o mi trasformo in zavorrone di qualcuno (bella vacanza del pirulo) oppure un sant’uomo mi presta la sua ruota posteriore... Guido si offre come donatore però deve prima reperire un suo amico, ex gommista, disposto ad aiutarci. L’amico si trova e mentre l’aspettiamo diventiamo proprietari di Casa Raptor mangiando pizza, usufruendo del bagno (per fortuna la Cate non era ancora full) e giocando con i videogames di Nicky. Dopo aver sostituito la ruota, ringraziato Mario (l’amico gommista) e aver approfittato orifizialmente (Max, non noi!) di Macchia (il Rapcane) salutiamo la Rapfamily. A questo punto Guido, a cuore aperto, mi dice “Grazie per esserci venuti a trovare, almeno non abbiamo pensato agli ultimi tristi avvenimenti”...tutti sanno cos’è successo a Guido in questo ultimo periodo, ma sentirsi ringraziare dopo aver provocato l’ottava piaga “cavallettetrivenete” a casa sua e avergli sottratto la ruota posteriore...bè, un po’ ci resti di sasso e un po’ ti manca il fiato...
Comunque si parte per la Croazia, destinazione Crikvenica. Ci si arriva ad un orario non ben definito, ricerca camere e poi...bagno...anzi....no...nel tragitto Ufficio Turistico - Camere, nel percorrere un tornantino stretto e in salita, la nostra Cate decide di battezzare la moto nuova lasciando inserita la terza marcia. Il bicilindrico borbotta e muore...per fortuna solo pochi graffi alla moto, la Cate è salva. Ci si cambia e...via al mare, bagno, bacardi-cola, doccia e prima cenetta dei leoni affamati.
Lunedì 25/08: ritrovo e partenza per Sibenik. La strada costiera dalmata è da vertigini orgasmiche, un incrocio tra la Futa e la costiera amalfitana, forse la strada più bella che abbia mai percorso in vita mia. Paesaggio mozzafiato, asfalto nuovo, pochissimi paesi con annessi incroci, curve, curve, curve e pendenze di ogni tipo... ragazzi...sarà famosa la Route 66, ma questa...
A metà percorso bagno in un piccolo golfo e partitina a Bang (gioco di carte a me sconosciuto ma noto ai più). Pranzetto come al solito leggero presso il ristorante OK di Karlobag (Gian si innamora della cameriera ndr.). Anche qui i leoni triveneti mostrano ai nativi che lo stomaco dolomitico ha una capacità elastica notevole, primo, secondo, caffè e poi via sulle ali di bacco!!! No, bisogna aspettare la Cate...ma dov’è?...è in bagno...non può essere, mi ha detto che quando è fuori casa non riesce ad espletare le sue funzioni corporali...invece no...espleta, espleta...e si riparte!!! Vediamo Zadar da distante e ci sembra di vedere Mestre sui colli, ormai Sibenik è distante e decidiamo di fermarci a Sukosan. Sosta all’ufficio turistico per trovare le camere (Gian si innamora dell’impiegata ndr.), ci viene segnalato un bed & breakfast davvero pulito e con un’ottima colazione. Bagno dei tre storici\stoici Cate-Max-Adal mentre Riccardo preferisce una breve pennichella (la sua fama di alpino D.O.C. comincia ad offuscarsi) e Gian va a caccia di giovani donne fingendosi un corridore provetto (Gian si innamora di una passante ndr.). Solita cenetta croata composta dalle solite due portate (anche se la voce della coscienza comincia a sussurrare di ordinarne una sola...) e la solita endovena enologica. Dopo cena la stanchezza comincia a farsi sentire ma il gruppo riprende vigore con cocktail e amari locali.
Martedì 26/08: ritrovo e colazione abbondante. Destinazione: il Parco del fiume Krka. Arrivati nei pressi di Sibenik prendiamo il battello che ci accompagna all’entrata del parco. Inizia l’esplorazione che, tra la stanchezza del gruppo (abbiamo visitato solo la metà del percorso) e la carenza di acqua (data la stagione secca), non si dimostra pienamente all’altezza delle aspettative. Ma alla fine...ci troviamo di fronte alla cascata più grande del parco, l’emozione (almeno per quanto mi riguarda) è davvero tanta, ci si attacca ad una corda tesa e si resta lì, appesi, cullati dal continuo fragore e dalla corrente creati dall’incessante scendere dell’acqua. A metà pomeriggio si riparte, sosta a Vodice, bagno, tramonto, aperitivo al bar con vino bianco del posto (Gian si innamora di quattro ragazze sedute al tavolo adiacente, è record! ndr.). Qui i sospetti di una scarsa originalità alpina di Musso diventano squallida realtà...il finto alpino immerge nel suo bicchiere di vino, peraltro già fresco, due cubetti di ghiaccio...sacrilegio!!! Passato lo choc ci dirigiamo verso il ristorante sul lungomare indicato dalle quattro ragazze del tavolino. Ennesima cena abbondante, ennesima espansione dell’apparato digerente triveneto, ennesima dimostrazione di non alpinità dell’alpino Riccardo che non tracanna la sua grappa, da lui stesso ordinata, ma trangugia, appagato, un intruglio dolciastro (stile glappa di plugna...) ordinato dalla Cate. Appena rientrati in Italia denunceremo l’accaduto al presidente del C.A.I...
Durante la cena scopriamo con immenso piacere che, di sera, il lungomare di Vodice si trasforma in una florida passerella di bellezze locali e non. Da quel momento scatta il voto in stile Salsomaggiore, essendo però carenti di palette numeriche decidiamo di esprimere il voto con forchetta (pezzo di gnocca da punzecchiare delicatamente) e coltello (scorfana da penetrare più volte...con la lama). (Gian si innamora con una facilità e una velocità da olimpionico ndr.). Per ritornare a Sukosan percorriamo una strada buia e il saggio Gian propone una sosta per ammirare la volta celeste...fantastico, non avevo mai visto, nemmeno in alta montagna, la via lattea così ben definita, sembra di toccare le varie costellazioni. Alcune stelle cadenti incrementano il pathos...fino a quando....io e la Cate...ci accorgiamo che in quel luogo l’inquinamento luminoso è pari a zero...ma quello acustico, provocato dal palato superiore dei nostri compagni d’avventura, aumenta...aumenta...in un crescendo contrappuntistico (stile fuga di Bach)!!! Prima Gian, poi Riccardo, infine il nonno (Max) intonano canti di dubbia bellezza. Bisogna svegliarli e ritornare al bed & breakfast dove ci aspettano poche ore di riposo.
Mercoledì 27/08: sveglia, colazione da maiali, partenza!!! Aspetto i ragazzi nelle vicinanze dell’ufficio turistico, ma niente...non arrivano...non si vedono all’orizzonte....il tempo passa...e alla fine un’errina arancione compare dalla strada. Si erano persi perché la dolce Cate si era messa a capo della carovana e, scoperto di avere un innato istinto da tartaruga caretta caretta, li aveva portati, dopo aver girovagato per tutto il paese, dritti dritti al mare. Finalmente si riparte, percorriamo una strada interna che ci ricorda che qui, pochi anni fa, c’era una guerra fratricida. Le case sventrate sono ancora là, alcune con i tetti squarciati, altre con i muri sfregiati dalle granate. Rallentiamo. Sembra di stare dentro alla televisione, in quei fotogrammi girati in Irak o in una delle tante guerre attuali. Ma questa è una guerra che non conosciamo bene perché ce l’hanno raccontata poco e a fatti avvenuti. Certo non ci sono i rumori, non c’è il fuoco...non c’è nessuno...tutto lasciato com’era...
Eravamo convinti di averci fatto l’abitudine a queste immagini, le vediamo quasi tutti i giorni, mentre ceniamo tranquillamente. Ma questa volta è diverso, siamo là...circondati da scritte di odio che sembrano esser state appena dipinte sui muri...siamo là, un po’ frastornati...e per la prima volta il nostro cloaca-stomaco si chiude...
Proseguiamo. Dopo un po’ di chilometri i nostri cruscotti si illuminano di una funesta luce gialla, ma qui, nella Croazia centro-meridionale, i distributori scarseggiano e pian piano i nostri bicilindrici smettono di bicilindrare. L’unica errina ancora funzionante è la mia. Parto alla ricerca di un distributore, lo trovo. Siamo fortunati, vende anche taniche. Porto il carburante al resto della ciurma e si riparte, direzione Senj. La strada è la stessa dell’andata ma la confidenza con la ruota posteriore di Guido è cresciuta e mi godo la strada al massimo...giù, giù, sempre più giù!!! Si arriva a Karlobag e una puntatina al ristorante OK (lo stesso dell’andata) è d’obbligo. Questa volta però ci godiamo anche l’acqua della piccola baia sottostante. Dopo il bagnetto e i tuffi dai trampolini lo stomaco si riapre...e come si riapre!?! La promessa di mangiare d’ora in poi solo un piatto a pasto salta e il gruppo si gode le specialità croate. La bella e giovane cameriera mi scrive su un pezzo di carta l’indirizzo del ristorante e il suo numero di telefono così da poterle fare, di lì a poco, gli auguri di buon compleanno. Si riparte, salutiamo gli altri camerieri ed il vecchio proprietario ma lei non c’è...dov’è finita?...ah...è lì sugli scalini, con i suoi occhioni espressivi, che mi saluta con la mano (questa volta sono io ad innamorarmi della cameriera...ndr.).
Siamo a metà strada e la percorriamo tutta d’un fiato. Arrivati a Senj scattiamo alcune foto del bel castello con le nostre errine parcheggiate vicino. Chiediamo le nostre solite due stanze al vicino ufficio turistico e una signora dall’ascella forte ci viene a prendere per accompagnarci alla sua magnifica reggia. Le buone premesse ci sono tutte, seguiamo la sua auto su per una collina che sembra una piccola Beverly Hills, villini e villete di recente costruzione. Dal basso si nota l’unica “pecora nera” del quartiere ma di sicuro non è la nostra...ed invece...è proprio la nostra... Un cesso di casa!!! I comodini e gli armadi contengono biancheria e vestiti vecchi, il lenzuolo di Gian è macchiato di sangue (dormirà vestito e con il casco), il frigorifero vuoto emana odore di putrefazione (non sto esagerando!)...ma il top sono i due bagni...la vasca presenta alcune macchie gialle, sulla superficie del lavandino oziano dei peli di barba di origine sconosciuta mentre il vaso che contiene lo scopino del water presenta al suo interno un liquido marroncino che ricorda tanto diarreose deiezioni puerili...ormai siamo stanchi e ci accontentiamo della sistemazione...
Solito bagnetto con tramonto in una calletta da sogno (Riccardo incrementa i nostri dubbi sulla sua alpinità decidendo di abbandonare il gruppo per riposarsi un po’). Faccio due, tre foto della Cate al tramonto. Cena abbondante e long drink distesi sui divanetti di un american bar...sonno, sonno, tanto sonno...
Giovedì 28/8: al mattino il marito della donna dall’ascella forte ci chiede se vogliamo il caffè, il nostro pensiero và all’eventuale igiene delle tazzine e decliniamo l’invito. Colazione in bar e partenza per Premantura. Arrivati in paese chiedo alla mia “amica” Magda (presso cui avevo soggiornato la scorsa estate) se per caso ha due stanze per i Dolomitici. Niente da fare, ma molto gentilmente chiede al suo dirimpettaio, Ivo, che prontamente ci offre un bell’appartamentino al prezzo di 120 euro...accettiamo all’istante. Entriamo nel parco naturale di Premantura, le strade non asfaltate sono polverose e piene di buche ma in compenso non deturpano questo piccolo paradiso e rendono ancora più avventuroso il nostro viaggio. Sosta per una birra al Safari, caratteristico bar stile Adventure in Africa, e primo bagno nelle acque istriane. Il trio Adalberto-Riccardo-Caterina parte per una epica nuotata di 255 metri resa ancor più difficile dalle forti correnti e dalle imbarcazioni che sfrecciano in quel tratto di mare. Destinazione: Fenoliga, l’isola dei dinosauri... Questo piccolo isolotto presenta sei differenti piste formate dalle orme di alcuni terapodi (bipedi) e, le più spettacolari, di un sauropode (quadrupede) di 116 milioni di anni fa. L’isolotto è da cartolina, l’acqua è di color turchese-smeraldo e l’incanto della piccola baia, al riparo dalle correnti, mozza davvero il fiato...
Dopo un po’ di tuffi decidiamo di tornare dai due anziani compagni di viaggio ripetendo la stessa traversata fatta in precedenza, ma questa volta la terra ferma sembra ancora più distante. Ricky getta la maschera (quella teatrale) e dimostra di non essere mai stato un vero alpino, sfoderando un’inconsueta padronanza di tutti gli stili, dal libero alla rana, passando per il delfino. Arrivati sulla costa notiamo che gli occhi di Gian, nonostante la stanchezza, sono incredibilmente spalancati...una giovane devotchka (presumibilmente sui 17/18 anni), senza costume da bagno e completamente glabra (anche lì...), si espone candidamente ai raggi del sole croato (Gian si innamora e gli duole molto il gulliver...ndr.).
La nuotata e la visione paradisiaca ci mettono fame, ritorniamo al Safari Bar per uno snack veloce e leggero...salsicce, carne di capra macinata con cipolla e panino con calamari alla piastra. Ci spostiamo in una calletta vicina e dopo un bel bagno il gruppo si stende e si riposa. Decidiamo di vedere l’ennesimo (e ormai ultimo...) tramonto, prendiamo cinque birre fresche (Gian si innamora di una turista milanese seduta al chiosco ndr.) e ci rechiamo sulla punta estrema della penisola a goderci l’effimero spettacolo.
L’ultima cena croata risulta superlativa (Gian si innamora, comprensibilmente, della figlia della proprietaria ndr.), il vino è davvero buono e le varie pietanze superano a pieni voti l’esame dei buongustai triveneti. Sembrerebbe impossibile ma questa volta... l’ordine dato è di tre piatti ciascuno...e chi si alza più?!? La serata si conclude con una breve passeggiata nella vicina Medulin, ormai già addormentata come noi. L’unica nota dolente è uno scivolone di Riccardo, provocato dall’eccessiva polvere appiccicatasi durante il giorno al copertone anteriore. Pochi danni e piccole contusioni. Ultimo cocktail e poi a letto.
Venerdì 29/9: Dopo aver preparato le borse ci rechiamo al parco per l’operazione “sole” dato che per queattro giorni siamo andati in spiaggia solo al tramonto e sembriamo tutto fuorché turisti abbronzati di ritorno dalla Croazia. La penisola di Premantura, come ho già scritto, è un piccolo paradiso incontaminato. Sconosciuto ai più perché non pubblicizzato, per volere degli stessi abitanti/proprietari, è la sintesi di tutte le tipologie della costa croata. Ci sono, tra callette, spiagge e insenature, quattordici spazi incantevoli, sette a levante e sette a ponente, ci vorrebbe una settimana per goderseli tutti...noi abbiamo solo poche ore e decidiamo di recarci all’estremità della punta, in una calletta dove la trasparenza e il colore dell’acqua sono indescrivibili. A sinistra alberi e fitta vegetazione, a destra un paesaggio candido e lunare. Sfruttiamo per l’ultima volta le nostre maschere per ammirare il fondale e i pesci che lo popolano. Spuntino al Safari Bar e lo scrivente è costretto a lasciare la carovana per recarsi a San Pier di Isonzo, dove il prodigo Guido mi ha già trovato una bella Diablo da montare sulla mia errina. Mentre io mestamente lascio queste terre, il resto del gruppo torna a casa di Ivo per prendere le borse e risciacquare le moto...tutto va a finire in super gavettone (questa me la sono persa...****..!!). A giornata terminata, dopo il montaggio della ruota e un bagnetto a Sistiana, l’allegro quintetto, unitosi per l’occasione alla Raptor family e al Dottor Turco, si tuffa in una grigliata mista con patate tutta made in Italy...
Il nostro viaggio si conclude così, con tanta nostalgia, con la coscienza di avere uno zio (sulle rive dell’Isonzo) sempre disponibile ad aiutarci, con la cognizione di aver scoperto nuove amicizie (Gianluca e Riccardo) e di aver rafforzato quelle “vecchie” (Caterina e nonno Massimiliano) e con la consapevolezza di aver vissuto pienamente un’avventura che, nonostante ruote finite, fianchetti strisciati, pedalini piegati e fegati sofferenti, rimarrà indelebile nella nostra memoria.
Chiedo scusa se vi ho fatto attendere parecchio prima di scrivere questo benedetto resoconto, ma i miei ritardi sono ormai famosi, inoltre la malinconia era tanta e non avevo voglia di scrivere niente. Finalmente stamattina si è fatta viva la voglia di raccontarvi la nostra bella avventura ed eccola qui.
Adal
Domenica 24/08: ritrovo alle ore 9 presso l’Autogrill “Fratta” vicino al casello di Portogruaro. Conoscendomi bene, nonno Max (Maxdvst) e Caterina (Cate) arrivano con 15 minuti di ritardo, mentre i poveri Riccardo (Musso) e Gianluca (Poiurto) arrivano puntuali all’orario prestabilito, quindi...sono costretti ad aspettare l’arrivo del sottoscritto che si presenta con qualche minuto di ritardo (un’ora, forse più, non ricordo, non c’ero, non ero io, avete preso un granchio, sono innocente...). Si parte per la Croazia...anzi...no... si esce a San Pier di Isonzo per la colazione assieme a Bobjakk, Sg_12 , Raptor, Raptar e Raptino. Una buona mezz’oretta passa, tra brioche, caffè e cappuccini. E finalmente si parte per la Croazia....anzi....no...ci si accorge. per puro caso, che la gomma posteriore dello scrivente è arrivata all’osso, anzi, alla tela...ops...cavolaccio...porca accetta...vaffancuore...gulp...chi no taca no ga, chi taca.....cosa facciamo??? Alla fine rimangono solo due possibilità: o mi trasformo in zavorrone di qualcuno (bella vacanza del pirulo) oppure un sant’uomo mi presta la sua ruota posteriore... Guido si offre come donatore però deve prima reperire un suo amico, ex gommista, disposto ad aiutarci. L’amico si trova e mentre l’aspettiamo diventiamo proprietari di Casa Raptor mangiando pizza, usufruendo del bagno (per fortuna la Cate non era ancora full) e giocando con i videogames di Nicky. Dopo aver sostituito la ruota, ringraziato Mario (l’amico gommista) e aver approfittato orifizialmente (Max, non noi!) di Macchia (il Rapcane) salutiamo la Rapfamily. A questo punto Guido, a cuore aperto, mi dice “Grazie per esserci venuti a trovare, almeno non abbiamo pensato agli ultimi tristi avvenimenti”...tutti sanno cos’è successo a Guido in questo ultimo periodo, ma sentirsi ringraziare dopo aver provocato l’ottava piaga “cavallettetrivenete” a casa sua e avergli sottratto la ruota posteriore...bè, un po’ ci resti di sasso e un po’ ti manca il fiato...
Comunque si parte per la Croazia, destinazione Crikvenica. Ci si arriva ad un orario non ben definito, ricerca camere e poi...bagno...anzi....no...nel tragitto Ufficio Turistico - Camere, nel percorrere un tornantino stretto e in salita, la nostra Cate decide di battezzare la moto nuova lasciando inserita la terza marcia. Il bicilindrico borbotta e muore...per fortuna solo pochi graffi alla moto, la Cate è salva. Ci si cambia e...via al mare, bagno, bacardi-cola, doccia e prima cenetta dei leoni affamati.
Lunedì 25/08: ritrovo e partenza per Sibenik. La strada costiera dalmata è da vertigini orgasmiche, un incrocio tra la Futa e la costiera amalfitana, forse la strada più bella che abbia mai percorso in vita mia. Paesaggio mozzafiato, asfalto nuovo, pochissimi paesi con annessi incroci, curve, curve, curve e pendenze di ogni tipo... ragazzi...sarà famosa la Route 66, ma questa...
A metà percorso bagno in un piccolo golfo e partitina a Bang (gioco di carte a me sconosciuto ma noto ai più). Pranzetto come al solito leggero presso il ristorante OK di Karlobag (Gian si innamora della cameriera ndr.). Anche qui i leoni triveneti mostrano ai nativi che lo stomaco dolomitico ha una capacità elastica notevole, primo, secondo, caffè e poi via sulle ali di bacco!!! No, bisogna aspettare la Cate...ma dov’è?...è in bagno...non può essere, mi ha detto che quando è fuori casa non riesce ad espletare le sue funzioni corporali...invece no...espleta, espleta...e si riparte!!! Vediamo Zadar da distante e ci sembra di vedere Mestre sui colli, ormai Sibenik è distante e decidiamo di fermarci a Sukosan. Sosta all’ufficio turistico per trovare le camere (Gian si innamora dell’impiegata ndr.), ci viene segnalato un bed & breakfast davvero pulito e con un’ottima colazione. Bagno dei tre storici\stoici Cate-Max-Adal mentre Riccardo preferisce una breve pennichella (la sua fama di alpino D.O.C. comincia ad offuscarsi) e Gian va a caccia di giovani donne fingendosi un corridore provetto (Gian si innamora di una passante ndr.). Solita cenetta croata composta dalle solite due portate (anche se la voce della coscienza comincia a sussurrare di ordinarne una sola...) e la solita endovena enologica. Dopo cena la stanchezza comincia a farsi sentire ma il gruppo riprende vigore con cocktail e amari locali.
Martedì 26/08: ritrovo e colazione abbondante. Destinazione: il Parco del fiume Krka. Arrivati nei pressi di Sibenik prendiamo il battello che ci accompagna all’entrata del parco. Inizia l’esplorazione che, tra la stanchezza del gruppo (abbiamo visitato solo la metà del percorso) e la carenza di acqua (data la stagione secca), non si dimostra pienamente all’altezza delle aspettative. Ma alla fine...ci troviamo di fronte alla cascata più grande del parco, l’emozione (almeno per quanto mi riguarda) è davvero tanta, ci si attacca ad una corda tesa e si resta lì, appesi, cullati dal continuo fragore e dalla corrente creati dall’incessante scendere dell’acqua. A metà pomeriggio si riparte, sosta a Vodice, bagno, tramonto, aperitivo al bar con vino bianco del posto (Gian si innamora di quattro ragazze sedute al tavolo adiacente, è record! ndr.). Qui i sospetti di una scarsa originalità alpina di Musso diventano squallida realtà...il finto alpino immerge nel suo bicchiere di vino, peraltro già fresco, due cubetti di ghiaccio...sacrilegio!!! Passato lo choc ci dirigiamo verso il ristorante sul lungomare indicato dalle quattro ragazze del tavolino. Ennesima cena abbondante, ennesima espansione dell’apparato digerente triveneto, ennesima dimostrazione di non alpinità dell’alpino Riccardo che non tracanna la sua grappa, da lui stesso ordinata, ma trangugia, appagato, un intruglio dolciastro (stile glappa di plugna...) ordinato dalla Cate. Appena rientrati in Italia denunceremo l’accaduto al presidente del C.A.I...
Durante la cena scopriamo con immenso piacere che, di sera, il lungomare di Vodice si trasforma in una florida passerella di bellezze locali e non. Da quel momento scatta il voto in stile Salsomaggiore, essendo però carenti di palette numeriche decidiamo di esprimere il voto con forchetta (pezzo di gnocca da punzecchiare delicatamente) e coltello (scorfana da penetrare più volte...con la lama). (Gian si innamora con una facilità e una velocità da olimpionico ndr.). Per ritornare a Sukosan percorriamo una strada buia e il saggio Gian propone una sosta per ammirare la volta celeste...fantastico, non avevo mai visto, nemmeno in alta montagna, la via lattea così ben definita, sembra di toccare le varie costellazioni. Alcune stelle cadenti incrementano il pathos...fino a quando....io e la Cate...ci accorgiamo che in quel luogo l’inquinamento luminoso è pari a zero...ma quello acustico, provocato dal palato superiore dei nostri compagni d’avventura, aumenta...aumenta...in un crescendo contrappuntistico (stile fuga di Bach)!!! Prima Gian, poi Riccardo, infine il nonno (Max) intonano canti di dubbia bellezza. Bisogna svegliarli e ritornare al bed & breakfast dove ci aspettano poche ore di riposo.
Mercoledì 27/08: sveglia, colazione da maiali, partenza!!! Aspetto i ragazzi nelle vicinanze dell’ufficio turistico, ma niente...non arrivano...non si vedono all’orizzonte....il tempo passa...e alla fine un’errina arancione compare dalla strada. Si erano persi perché la dolce Cate si era messa a capo della carovana e, scoperto di avere un innato istinto da tartaruga caretta caretta, li aveva portati, dopo aver girovagato per tutto il paese, dritti dritti al mare. Finalmente si riparte, percorriamo una strada interna che ci ricorda che qui, pochi anni fa, c’era una guerra fratricida. Le case sventrate sono ancora là, alcune con i tetti squarciati, altre con i muri sfregiati dalle granate. Rallentiamo. Sembra di stare dentro alla televisione, in quei fotogrammi girati in Irak o in una delle tante guerre attuali. Ma questa è una guerra che non conosciamo bene perché ce l’hanno raccontata poco e a fatti avvenuti. Certo non ci sono i rumori, non c’è il fuoco...non c’è nessuno...tutto lasciato com’era...
Eravamo convinti di averci fatto l’abitudine a queste immagini, le vediamo quasi tutti i giorni, mentre ceniamo tranquillamente. Ma questa volta è diverso, siamo là...circondati da scritte di odio che sembrano esser state appena dipinte sui muri...siamo là, un po’ frastornati...e per la prima volta il nostro cloaca-stomaco si chiude...
Proseguiamo. Dopo un po’ di chilometri i nostri cruscotti si illuminano di una funesta luce gialla, ma qui, nella Croazia centro-meridionale, i distributori scarseggiano e pian piano i nostri bicilindrici smettono di bicilindrare. L’unica errina ancora funzionante è la mia. Parto alla ricerca di un distributore, lo trovo. Siamo fortunati, vende anche taniche. Porto il carburante al resto della ciurma e si riparte, direzione Senj. La strada è la stessa dell’andata ma la confidenza con la ruota posteriore di Guido è cresciuta e mi godo la strada al massimo...giù, giù, sempre più giù!!! Si arriva a Karlobag e una puntatina al ristorante OK (lo stesso dell’andata) è d’obbligo. Questa volta però ci godiamo anche l’acqua della piccola baia sottostante. Dopo il bagnetto e i tuffi dai trampolini lo stomaco si riapre...e come si riapre!?! La promessa di mangiare d’ora in poi solo un piatto a pasto salta e il gruppo si gode le specialità croate. La bella e giovane cameriera mi scrive su un pezzo di carta l’indirizzo del ristorante e il suo numero di telefono così da poterle fare, di lì a poco, gli auguri di buon compleanno. Si riparte, salutiamo gli altri camerieri ed il vecchio proprietario ma lei non c’è...dov’è finita?...ah...è lì sugli scalini, con i suoi occhioni espressivi, che mi saluta con la mano (questa volta sono io ad innamorarmi della cameriera...ndr.).
Siamo a metà strada e la percorriamo tutta d’un fiato. Arrivati a Senj scattiamo alcune foto del bel castello con le nostre errine parcheggiate vicino. Chiediamo le nostre solite due stanze al vicino ufficio turistico e una signora dall’ascella forte ci viene a prendere per accompagnarci alla sua magnifica reggia. Le buone premesse ci sono tutte, seguiamo la sua auto su per una collina che sembra una piccola Beverly Hills, villini e villete di recente costruzione. Dal basso si nota l’unica “pecora nera” del quartiere ma di sicuro non è la nostra...ed invece...è proprio la nostra... Un cesso di casa!!! I comodini e gli armadi contengono biancheria e vestiti vecchi, il lenzuolo di Gian è macchiato di sangue (dormirà vestito e con il casco), il frigorifero vuoto emana odore di putrefazione (non sto esagerando!)...ma il top sono i due bagni...la vasca presenta alcune macchie gialle, sulla superficie del lavandino oziano dei peli di barba di origine sconosciuta mentre il vaso che contiene lo scopino del water presenta al suo interno un liquido marroncino che ricorda tanto diarreose deiezioni puerili...ormai siamo stanchi e ci accontentiamo della sistemazione...
Solito bagnetto con tramonto in una calletta da sogno (Riccardo incrementa i nostri dubbi sulla sua alpinità decidendo di abbandonare il gruppo per riposarsi un po’). Faccio due, tre foto della Cate al tramonto. Cena abbondante e long drink distesi sui divanetti di un american bar...sonno, sonno, tanto sonno...
Giovedì 28/8: al mattino il marito della donna dall’ascella forte ci chiede se vogliamo il caffè, il nostro pensiero và all’eventuale igiene delle tazzine e decliniamo l’invito. Colazione in bar e partenza per Premantura. Arrivati in paese chiedo alla mia “amica” Magda (presso cui avevo soggiornato la scorsa estate) se per caso ha due stanze per i Dolomitici. Niente da fare, ma molto gentilmente chiede al suo dirimpettaio, Ivo, che prontamente ci offre un bell’appartamentino al prezzo di 120 euro...accettiamo all’istante. Entriamo nel parco naturale di Premantura, le strade non asfaltate sono polverose e piene di buche ma in compenso non deturpano questo piccolo paradiso e rendono ancora più avventuroso il nostro viaggio. Sosta per una birra al Safari, caratteristico bar stile Adventure in Africa, e primo bagno nelle acque istriane. Il trio Adalberto-Riccardo-Caterina parte per una epica nuotata di 255 metri resa ancor più difficile dalle forti correnti e dalle imbarcazioni che sfrecciano in quel tratto di mare. Destinazione: Fenoliga, l’isola dei dinosauri... Questo piccolo isolotto presenta sei differenti piste formate dalle orme di alcuni terapodi (bipedi) e, le più spettacolari, di un sauropode (quadrupede) di 116 milioni di anni fa. L’isolotto è da cartolina, l’acqua è di color turchese-smeraldo e l’incanto della piccola baia, al riparo dalle correnti, mozza davvero il fiato...
Dopo un po’ di tuffi decidiamo di tornare dai due anziani compagni di viaggio ripetendo la stessa traversata fatta in precedenza, ma questa volta la terra ferma sembra ancora più distante. Ricky getta la maschera (quella teatrale) e dimostra di non essere mai stato un vero alpino, sfoderando un’inconsueta padronanza di tutti gli stili, dal libero alla rana, passando per il delfino. Arrivati sulla costa notiamo che gli occhi di Gian, nonostante la stanchezza, sono incredibilmente spalancati...una giovane devotchka (presumibilmente sui 17/18 anni), senza costume da bagno e completamente glabra (anche lì...), si espone candidamente ai raggi del sole croato (Gian si innamora e gli duole molto il gulliver...ndr.).
La nuotata e la visione paradisiaca ci mettono fame, ritorniamo al Safari Bar per uno snack veloce e leggero...salsicce, carne di capra macinata con cipolla e panino con calamari alla piastra. Ci spostiamo in una calletta vicina e dopo un bel bagno il gruppo si stende e si riposa. Decidiamo di vedere l’ennesimo (e ormai ultimo...) tramonto, prendiamo cinque birre fresche (Gian si innamora di una turista milanese seduta al chiosco ndr.) e ci rechiamo sulla punta estrema della penisola a goderci l’effimero spettacolo.
L’ultima cena croata risulta superlativa (Gian si innamora, comprensibilmente, della figlia della proprietaria ndr.), il vino è davvero buono e le varie pietanze superano a pieni voti l’esame dei buongustai triveneti. Sembrerebbe impossibile ma questa volta... l’ordine dato è di tre piatti ciascuno...e chi si alza più?!? La serata si conclude con una breve passeggiata nella vicina Medulin, ormai già addormentata come noi. L’unica nota dolente è uno scivolone di Riccardo, provocato dall’eccessiva polvere appiccicatasi durante il giorno al copertone anteriore. Pochi danni e piccole contusioni. Ultimo cocktail e poi a letto.
Venerdì 29/9: Dopo aver preparato le borse ci rechiamo al parco per l’operazione “sole” dato che per queattro giorni siamo andati in spiaggia solo al tramonto e sembriamo tutto fuorché turisti abbronzati di ritorno dalla Croazia. La penisola di Premantura, come ho già scritto, è un piccolo paradiso incontaminato. Sconosciuto ai più perché non pubblicizzato, per volere degli stessi abitanti/proprietari, è la sintesi di tutte le tipologie della costa croata. Ci sono, tra callette, spiagge e insenature, quattordici spazi incantevoli, sette a levante e sette a ponente, ci vorrebbe una settimana per goderseli tutti...noi abbiamo solo poche ore e decidiamo di recarci all’estremità della punta, in una calletta dove la trasparenza e il colore dell’acqua sono indescrivibili. A sinistra alberi e fitta vegetazione, a destra un paesaggio candido e lunare. Sfruttiamo per l’ultima volta le nostre maschere per ammirare il fondale e i pesci che lo popolano. Spuntino al Safari Bar e lo scrivente è costretto a lasciare la carovana per recarsi a San Pier di Isonzo, dove il prodigo Guido mi ha già trovato una bella Diablo da montare sulla mia errina. Mentre io mestamente lascio queste terre, il resto del gruppo torna a casa di Ivo per prendere le borse e risciacquare le moto...tutto va a finire in super gavettone (questa me la sono persa...****..!!). A giornata terminata, dopo il montaggio della ruota e un bagnetto a Sistiana, l’allegro quintetto, unitosi per l’occasione alla Raptor family e al Dottor Turco, si tuffa in una grigliata mista con patate tutta made in Italy...
Il nostro viaggio si conclude così, con tanta nostalgia, con la coscienza di avere uno zio (sulle rive dell’Isonzo) sempre disponibile ad aiutarci, con la cognizione di aver scoperto nuove amicizie (Gianluca e Riccardo) e di aver rafforzato quelle “vecchie” (Caterina e nonno Massimiliano) e con la consapevolezza di aver vissuto pienamente un’avventura che, nonostante ruote finite, fianchetti strisciati, pedalini piegati e fegati sofferenti, rimarrà indelebile nella nostra memoria.
Chiedo scusa se vi ho fatto attendere parecchio prima di scrivere questo benedetto resoconto, ma i miei ritardi sono ormai famosi, inoltre la malinconia era tanta e non avevo voglia di scrivere niente. Finalmente stamattina si è fatta viva la voglia di raccontarvi la nostra bella avventura ed eccola qui.
Adal