Questo è il viaggio della solitudine. Forse definirlo viaggio è una esagerazione, ma i 78 chilometri di questo pomeriggio li ho fatti da solo. Lascio casa poco dopo le due e purtroppo i nuvoloni neri che avanzano contro di me costringono ad una deviazione. Niente più Sila, si va al mare, ma passando sempre per la montagna. Attraverso Cosenza e poi Rende fino all’imbocco per la ss 107, quella che porta a Paola. Ma non faccio la strada “nuova”, devio e mi infilo tra le curve del vecchio percorso. Sono solo. A farmi compagnia solo il suono del vento e quello di Ladyhawck, la mia fedele moto. Proseguo piano, viaggio dai 35 ai 50 chilometri orari. Intorno a me solo alberi e monti. Mi fermo, mi fermo spesso. Scatto molte foto e rifletto. Per un istante ho anche paura. Gli amici mi hanno avvertito: “Ci sono i pascoli ed è facile trovare enormi cani di mandria”. Grazie a Dio non trovo nulla di tutto ciò. A metà strada trovo una coppia che viaggia come me in moto. Anche loro vanno piano. Lampeggio, ma non rispondono. Mi guardano incuriositi. Eppure indosso un classico completo di cordura, mica un costume leopardato. Tant’è. Proseguo, alzo la visiera e sento fresco. Il vento continua a brontolare, s’incunea nel casco, soffia tra i rami degli alberi. Mi rifermo, sento un altro suono: sono i numerosi corsi d’acqua che scendono a valle, verso il mare. Cosa che farò anche io. Dopo qualche chilometro di curve, ecco comparire il mare. E’ bello e malinconico. La foschia è come un velo che ne annebbia i colori, ma va bene lo stesso. Il giro mi sta dando quello che chiedevo. E poi finalmente ecco la strada “nuova”, quella che mi riporterà a Cosenza dove mi accoglierà la pioggia. Non fa nulla, non è violenta e anche lei diventa complice di questo breve giro.
Le foto:
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